Birmania al centro di una nuova crisi politica.
Appunto un mese fa che appare la nuova crisi in Birmania. Si tratta di una crisi politica in cui si affrontano i manifestanti contro i putsch. Ricordiamo che il primo febbraio le forze dell’ordine ha effettuato un colpo di Stato per buttare via il governo di Aung San Suu Kyi. Quindi da quello momento in poi la forza militari è stata alla comanda del paese dove alla maggior parte del popolo non sopportano questo atto.
I putsch in pieno potere
Ovviamente la ONU ha condannato la situazione, siccome l’ha avvertito una settimana prima la Corte internazionale di giustizia, precisamente il ventitré gennaio di cercare tutta la possibilità di fuggire tutta tentativi di correre al genocidio il fatto che questi putsch non esitano aprire il fuoco ai manifestanti; a dire il vero, più di cinque cento civili sono uccisi_ dall’inizio finora. Secondo le informazioni sicure anche hanno spento la connessione internet all’interno del paese.
Senza aspettare, Gli Stati Uniti chiamano tutti i loro diplomati che stanno sul luogo a raggiungere la nazione mentre l’ONU riunisce i suoi quindici membri di Consiglio di sicurezza sicuramente le misure di sanzione dei comandanti saranno l’oggetto principale della riunione. Di solito come hanno fatto agli altri paesi già condannati dallo stesso atto, bloccano i mezzi finanziari della giunta per poi fanno la denunzia alla Corte di giustizia internazionale.
La sanzione non ferma nulla
La cosa che è strana sarebbe che come abbiamo detto, questo non’è il primo caso del genere però si ripeta sempre se non parliamo oltre il caso di Niger, Centra Africa e il Madagascar nell’anno duemila nove. Riferimento alla punizione che hanno quelli paesi, normalmente il Colpo di Stato non succede più mai però in realtà ci ricorrono in modo da poter governare illegalmente il paese. Per quanto riguarda invece la presidente Aung San menomale secondo il suo avvocato che sta in buona salute nonostante il suo rapimento.